CHE COS’È LA FASCITE PLANTARE?
La fascite plantare è un processo infiammatorio a carico della fascia plantare (o aponeurosi plantare), che parte dal calcagno e arriva alla base delle dita. È costituita da un tessuto fibroso molto robusto e ha la funzione di restituire l’energia prodotta quando il piede colpisce il suolo: in pratica, ci “dà la spinta“.
La fascite può presentarsi nella zona del calcagno (prossimale), nel mesopiede o nei metatarsi (distale).
CHI NE VIENE COLPITO PIÙ FREQUENTEMENTE?
Innanzitutto, bisogna dire che la fascite plantare è relativamente frequente. Infatti, costituisce circa il 10% di tutte le patologie podaliche.
La sua frequenza aumenta in chi fa sport, specialmente corsa, basket, tennis, pallavolo, calcio e ogni altro sport che comporti spinte o salti che stressano in modo ripetuto la fascia plantare.
L’incidenza è più alta anche in chi ha piedi piatti o cavi, chi lavora in piedi, inginocchiato o su scale. Inoltre, specie l’utilizzo di scarpe antinfortunistiche ci espone a questo disturbo.
QUALI SONO LE CAUSE DELLA FASCITE PLANTARE?
Come nel caso di altre patologie, invece che di cause vere e proprie è più corretto parlare di “fattori predisponenti“. Essi sono:
- Calzature logore o inadatte (troppo larghe o strette, con suola troppo sottile, troppo piatte o con tacco troppo alto);
- Attività lavorative usuranti;
- Allenamenti sportivi sbagliati, intensificati troppo velocemente o eseguiti su terreni non idonei;
- Degenerazioni o modificazioni connesse a microtraumi ripetuti;
- Ridotta estensibilità del tendine achilleo;
- Aumento di peso o obesità;
- Diabete;
- Morfologia del piede (caratteristiche anatomiche come piede piatto o cavo);
- Contratture o debolezze muscolari
QUALI SONO I SINTOMI?
La fascite plantare è spesso molto fastidiosa. Peggiora durante il riposo, manifestandosi appena ci si alza dal letto o da seduti, con un dolore acuto e intenso simile a una stilettata. A questo, si unisce un forte bruciore o calore che si può irradiare lungo tutta la pianta del piede, arrivando talvolta sino al polpaccio.
A volte, il dolore è così forte da impedire anche la semplice camminata o lo stare in piedi, soprattutto al mattino. Questo accade perché, di notte, i piedi assumono una posizione rilassata, con le piante rivolte verso il basso. In questo modo, il tendine achilleo si accorcia insieme al fascio plantare e, se è in atto un’infiammazione acuta, il dolore si riacutizza non appena il piede riprende la posizione in carico.
Altri momenti in cui si sente particolarmente male possono essere dopo lo sport (ad esempio dopo la corsa) o al termine di una giornata faticosa.
COME SI EFFETTUA LA DIAGNOSI?
È fondamentale eseguire una valutazione podologica e posturale completa e obiettiva, che permetta di rilevare la morfologia dei piedi in 3D (tramite l’esame baropodometrico) in statica e dinamica, ossia da fermi e in movimento.
La palpazione permette, inoltre, di stabilire il grado di dolorabilità alla pressione, il gonfiore, lo stato edematoso e flogistico, la rigidità, la tensione e l’ispessimento del fascio plantare. I test posturali, infine, consentiranno di evidenziare deficit o posizioni antalgiche.
Eventualmente, possono essere prescritti esami strumentali quali radiografie, ecografie o risonanze magnetiche, volti principalmente a escludere altre patologie.
COME SI CURA LA FASCITE PLANTARE E QUALI RIMEDI SI POSSONO ADOTTARE?
- Riposo: sospendere per qualche settimana allenamenti sportivi. Evitare di rimanere fermi in piedi troppo a lungo. A prescindere da quali altri rimedi o cure verranno adottati, il riposo è fondamentale.
- Plantari su misura in materiali morbidi ad alta comprimibilità e memoria (memory, EVA, lattice). Realizzati con un progetto basato sull’esame baropodometrico, vanno alloggiati in calzature adatte, preferibilmente predisposte con solette estraibili.
- Ghiaccio: utile durante la fase acuta e dolorosa. Applicare 3 o 4 volte al dì per 10 minuti. In alternativa, si può usare una lattina o bottiglietta ghiacciata e farla scorrere sotto la pianta del piede.
- Esercizi: aiutano a distendere i tessuti che circondano il calcagno, aumentano il flusso sanguigno e potenziano muscoli e legamenti. Consigliabili esercizi di stretching (polpaccio, caviglia e dita) e di prensilità (posare e raccogliere piccoli oggetti con le dita dei piedi).
- Farmaci: gli antinfiammatori sono utili per far diminuire l’infiammazione locale.
- Calzature: comode, leggere, con suola in gomma.
- Sedute fisioterapiche con ricorso a terapie fisiche: massaggi miofasciali, kinesio taping, Tecarterapia, lasterterapia, ultrasuoni, ionoforesi, crioterapia, infiltrazioni, onde d’urto.
- Sedute osteopatiche volte a riequilibrare il movimento.
- Ginnastica posturale
- Rimedi naturali e fitoterapici: salice bianco, artiglio del diavolo, camomilla, boswellia serrata, impacchi di argilla ventilata, creme e gel a base di arnica.
- Medicina alternativa: agopuntura, riflessologia plantare
Nei rari casi in cui risulta impossibile risolvere la sintomatologia, si può ricorrere a un intervento chirurgico. Tuttavia, bisogna ricordare che questo ha i suoi rischi, come ogni altra operazione, e in seguito sarà comunque necessario rivedere le proprie abitudini per evitare recidive.
È importante ricordare che una fascite plantare trascurata e non curata può aggravarsi fino a diventare cronica. Naturalmente, questo allungherà di molto i tempi di guarigione, una volta iniziato il trattamento.
COME SI PUÒ FARE PREVENZIONE?
Si può aiutare a prevenire la fascite plantare concentrandosi sui fattori che ne predispongono l’insorgenza. Bisogna cercare di allenarsi e lavorare nel modo corretto, fare attenzione alla scelta di scarpe adatte e dedicare qualche minuto al giorno agli esercizi di stretching.
La valutazione podologica e posturale e l’utilizzo di plantari hanno anche azione preventiva, rilevando per tempo eventuali difetti morfologici e aumentando la funzionalità di tutto il piede, distribuendo i carichi in modo uniforme.
Walter Bergamini – MioDottore.itPotete trovare articoli simili e approfondimenti direttamente sul sito di fisiopodos.it, network ideato dal dottor Bergamini, che ringraziamo per la condivisione del contenuto!